HANNAH ARENDT e LA FELICITÀ PUBBLICA
Panoramica
“Chi pensa bene evita la guerra”, traducevo così quel verso delle Troiane di Euripide. La voce era di Cassandra. Lei vedeva quello che sarebbe avvenuto. Lo sentiva, lo pensava. La traduzione non era letterale, traducevo quel sentire, era quel pensare.
Pensare fa male si dice banalmente. Hanna Arendt ci ha insegnato che la banalità del male è non pensare. Banale è il corre voce, l’adeguarsi a quel che si dice, senza dargli senso di un sentire, senza avere anima.
La guerra la stiamo vivendo, nello sterminio di Gaza e nella spartizione dell’Ucraina. La stiamo vivendo nella banalità di armarsi per un’invasione che dicono che avverrà nel 2029 (sic!) come programmata. Si è rovesciato un cammino che dal totalitarismo ci ha portato al valore della resistenza contro il male. Siamo finiti nel cammino inverso, ci siamo persi per strada, non ci abbiamo pensato, non ci pensiamo. Il totalitarismo digitale, la guerra che si fa dal cloud, dalla nuvola, dall’AI. Si dice di temere l’Intelligenza artificiale perché possa pensare. In realtà non pensa, in verità non ci fa più pensare.
Hannah Arendt dava al pensare la voce di Cassandra. La stessa di Rosa Luxemburg, di Simon Weil. Voci senza partito, perché del partito preso della vita. Pensare non è riferito a questa e quella cosa, a questo o quel calcolo d’interesse. Pensare non è stare da una parte contro un'altra. Pensare è agire in un mondo comune, per un mondo comune, vivere il presente nell’agire preservando quella felicità pubblica che lei chiamava anche il “tesoro nascosto” di ogni rivoluzione che si fa presto a perdere quando il Potere diventa la proprietà di uno o di partito al Potere.
La condizione umana è vivere in relazione e separazione, parlarsi, nelle differenze, nello stupirsi del proprio non sapere, sapendo che l’altro/a è il proprio non sapere.
Il 4 dicembre di quest’anno 2025 segna i cinquant’anni dalla scomparsa di Hanna Arendt. Il 1975 era un anno difficile in Italia come in Europa per capire quello dobbiamo ancora apprendere adesso.
«Filosofia fuori le mura» promuove un incontro aperto alla Cappella del Pontano in piazzetta della Pietrasanta alle ore 18:00 con il titolo che simbolicamente raccoglie la lettura dei suoi scritti, LA FELICITÀ PUBBLICA o come anche si può chiamare LA FELICITÀ POLITICA.
Hannah Arendt ha provato a chiarire ogni volta cosa intendere per LA BANALITÀ DEL MALE il titolo che racchiude la sua considerazione del processo di Gerusalemme ad Eichmann. Non riferiva semplicemente dell’osservanza del burocrate di Stato che non capiva di cosa egli stesso si rendeva colpevole coinvolto nel totalitarismo nazista. Hanna Arendt dovette spiegarsi contro tutti quanti, ebrei e non che le rimproveravano quelle considerazioni. La banalità del male è il non pensare, il non rendersi conto, il non rispondere della propria presenza di quel accade al presente.
L’ultimo suo libro è “La vita della mente”. È rimasto incompiuto come ogni eredità è incompiuta, quando ciò che si lascia è da continuare, prendere nelle proprie mani, pensare
Buono a sapersi
In evidenza
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Località
Cappella del Pontano o Cappella del Cappuccio
15 Piazzetta Pietrasanta
80138 Napoli Italy