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AL CENTRO DI ROMA: FÓRME PRÒSSIME
AL CENTRO DI ROMA. STORIA, ARTE, ARCHITETTURA E MUSICA FÓRME PRÒSSIME con Beniamino Servino
Quando e dove
Data e ora
Località
Palazzo Venezia via del Plebiscito 118 00186 Roma Italy
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Informazioni sull'evento
- 1 ora 30 minuti
- eTicket mobile
AL CENTRO DI ROMA. STORIA, ARTE, ARCHITETTURA E MUSICA
Rassegna a cura di Edith Gabrielli
Ciclo Da Roma al mondo. Racconti di un passato che vive Architettura nel Disegno per Immaginare e Costruire. L’habitus che risiede nella mente dell’architetto a cura di Orazio Carpenzano, preside della Facoltà di Architettura, Sapienza, Università di Roma
CONFERENZA
Beniamino Servino, Architetto
presenta
Architetture di invenzione
I visionari non sono dei pre-visionari. Nel senso che non immaginano un tempo futuro, immaginano –più semplicemente– un tempo presente scritto con le loro parole.
Solo se parla di sé con la sua lingua, l’architetto edificherà l’edificio dell’architettura universale.
Il disegno è strumento di messa a fuoco della forma, nella sua ricerca.
Beniamino Servino è architetto progettista, cercatore di forme vicine. Vive a Caserta.
Da Roma al mondo. Racconti di un passato che vive Architettura nel Disegno per Immaginare e Costruire. L’habitus che risiede nella mente dell’architetto
a cura di Orazio Carpenzano, preside della Facoltà di Architettura, Sapienza, Università di Roma L’architettura è fatta di cose ideate grazie al progetto; essa struttura le relazioni tra ogni persona e lo spazio in cui essa è situata e/o di un insieme di persone con l’ecosistema in cui essi vivono. Se il progetto vale come prefigurazione, tale anticipazione, prima di essere qualcosa di materiale, è il frutto di un’attività intellettuale speculativa. Il grande Vincenzo Scamozzi precisa il rapporto tra ideazione, progetto ed esecuzione con magnifica chiarezza. L’edificio è «un habito scientifico che risiede nella mente dell’architetto»; il ductus grafico progettuale è dunque il mezzo con cui l’architetto comunica la propria «invenzione», ossia quella forma di pensiero attraverso cui egli immagina (Precognizione) di comunicare e costruire ciò che ancora non c’è: il futuro. Per fare questo l’Architetto deve assumere il Disegno come struttura complessa e misteriosa di una grande interrogazione che tiene insieme la centralità del progettare componendo con il progettare teorizzando. Nel fare questo, inevitabilmente chi disegna l’Architettura, anche attraverso il disegno automatico, è costretto a ragionare su senso della “precisione descrittiva”, ad imbattersi in quell’inevitabile “labilità interpretativa” e a riflettere sull’ “approssimazione narrativa”. Ecco l’importanza dell’Idea-Immagine, cioè del formarsi e dell’evolversi delle tecniche d’invenzione o dei modi, dei linguaggi delle culture, sempre in tensione tra il pericolo di un ritorno a una esiziale Babele e l’avvento di una vitalistica Pentecoste.
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